IL PRETE ROSSO

L'estro musicale di Antonio Vivaldi

Se domenica 3 gennaio 1717 vi foste trovati a Venezia, in passeggiata lungo la Riva degli Schiavoni, probabilmente la vostra attenzione sarebbe stata catturata da cori, chiarine e timpani che risuonavano lì, poco più avanti di dove vi eravate fermati per osservare, al di là del Bacino di San Marco, la Basilica di San Giorgio Maggiore. La musica proveniva dalla chiesa della Pietà; la Repubblica stava festeggiando la sua vittoria sui Turchi avvenuta a Corfù nel 1716. Inutile farsi spazio, troppa la folla. Ma la curiosità aumenta: chi ha composto quella musica così accattivante? Un nome corre di bocca in bocca: «Il Prete Rosso». Chi era il Prete Rosso? Era proprio lui, quel sacerdote malaticcio (soffriva di asma bronchiale) che indossava una parrucca incipriata a coprire la sua capigliatura fulva.
 Vivaldi venne ben presto dimenticato dopo la morte; solo a partire dal tardo Romanticismo cominciò a destare qualche interesse fino alla riscoperta avvenuta a partire dagli anni ‘30 del Novecento. Il suo stile, basato su contrasti sonori, armonie semplici e suggestive, non fu apprezzato da tutti; famosa è la sarcastica battuta di Luigi Dallapiccola (ripresa da Stravinskij): «Vivaldi non ha scritto 400 concerti, ma 400 volte lo stesso concerto». Le composizioni vivaldiane, quasi tutte autografe, dopo varie e romanzesche vicissitudini sono oggi conservate presso la Raccolta Foà-Giordano della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
PROGRAMMA
Antonio Vivaldi
Concerto in re maggiore RV 781
Nisi Dominus RV 608
Ostro picta, armata spina RV 642
Gloria in re maggiore RV 589
ORGANICO: soli (2), coro e orchestra (10)